In questa nostra quaresima, trasformatasi all’improvviso in quarantena, c’è una comunione intima col Signore che dobbiamo tornare a vivere, nel silenzio, tramite l’ascolto della Parola, cioè nella lettura della Bibbia e del Vangelo.
Nel tempo quaresimale siamo tutti invitati a riscoprire la Sacra Scrittura. Alla sua luce potremo forse riuscire tutti a discernere come l’epidemia del Covid19 può esser vissuta quale autentico appello a convertirci. La quaresima di quest’anno, infatti, all’improvviso si è tramutata in una quarantena, che sospende non soltanto la Messa quotidiana e festiva ma anche tutta la vita parrocchiale (perciò anche l’esercizio della carità, la distribuzione dei vestiti e degli alimenti ai più poveri tra di noi, le visite agli anziani e agli ammalati, il catechismo per i ragazzi, la lectio biblica del giovedì pomeriggio, i cenacoli interfamiliari, le molte altre attività comunitarie). Non possiamo psicologicamente rassegnarci a questa dolorosa sospensione, anche se dobbiamo con spirito di responsabilità civica accettarla coraggiosamente e rispettarla seriamente. Il modo di reagire da credenti alla pur inevitabile sospensione può esserci, appunto, suggerito dalla Parola del Signore.
In quest’ottica, domenica scorsa, seconda del tempo di quaresima, la pagina evangelica ci ha presentato la trasfigurazione di Gesù come un’incoraggiante anticipazione della Pasqua. Tuttavia la trasfigurazione illumina non soltanto la meta del cammino quaresimale (appunto la Pasqua), bensì pure il sentiero per raggiungerla. Possiamo a tal proposito evidenziare tre tappe, illustrate nel racconto evangelico: la preghiera come rapporto intimo col Signore, riscoprendo la sua presenza nelle nostre vite («si avvicinò, li toccò e disse loro: non temete»); l’ascolto della Parola («ascoltatelo, perché è il mio amato Figlio»); il silenzio («non parlate con nessuno…»). In questa nostra quaresima, trasformatasi all’improvviso in quarantena, c’è una comunione intima col Signore che dobbiamo tornare a vivere, nel silenzio, tramite l’ascolto della Parola, cioè nella lettura della Bibbia e del Vangelo.
In particolare, vorrei far notare a tutti che la meditazione del messaggio biblico ha già una sua efficacia sacramentale e salvifica ed è perciò una valida introduzione alla comunione spirituale con Cristo Gesù, così come nella Messa la liturgia della Parola è un tutt’uno con la liturgia eucaristica, ed è innestata nella medesima liturgia eucaristica.
Sarebbe bello e buono realizzare nella nostra parrocchia una “ri-domesticizzazione” del vissuto credente, prendendo sul serio quella che altrimenti rimane una vacua retorica postconciliare, e cioè che le famiglie sono chiese domestiche. Così la preghiera in famiglia potrebbe tornare ad essere la prima nostra catechesi. La preghiera domestica, per non restare soltanto abitudinaria routine devozionale, deve certamente nutrirsi della santa Parola. Del resto, i cosiddetti misteri del rosario questo tendono a realizzare, coniugando pietà popolare e messaggio biblico.
Vale la pena tentare, tutti quanti, ognuno nella propria casa, assieme ai propri cari, di riportare la Parola al centro della vita familiare. Sarebbe come approntare le “nostre” camere di terapia intensiva “spirituale”…