Celebriamo la solennità della Dedicazione della Chiesa Madre nel 281° anniversario. Un giorno di grazia, di solennità liturgica e di gratitudine al Signore per il dono di questa santa casa, Chiesa Madre di tutto il popolo sancataldese. Lo scorso anno, nel 280° della sua Dedicazione (consacrazione) è stato celebrato uno speciale anno e l’8 dicembre 2019 è stata affiliata con vincolo particolare alla papale e sacrosanta Arcibasilica Lateranense, Cattedrale del Santo Padre.
Solenne Celebrazione dei II Vespri. Omelia dell’Arciprete don Biagio Biancheri
La celebrazione del vespro di oggi corrisponde alla festa liturgica della dedicazione della nostra Chiesa Madre, unita con vincolo particolare di comunione all’Arcibasilica papale di San Giovanni in Laterano, che è considerata nella cristianità cattolica come la prima chiesa Madrice e Cattedrale del Papa.
Nel brano della Parola di Dio che abbiamo ascoltato troviamo i motivi fondamentali di questa celebrazione che s’incontrano nella persona di Gesù Cristo. Infatti è Gesù Cristo il fondamento di comunione di tutte le chiese ed è Lui colui che impersona il volto della chiesa. Facendo comunione con Lui tutti noi diventiamo a nostra volta chiesa, tutti noi siamo chiesa insieme a Lui, a partire da Lui e in vista di Lui, ovunque ci troviamo, in ogni latitudine terrestre, in ogni luogo e in ogni tempo in cui celebriamo la nostra preghiera a Dio Padre.
La Prima Lettera di Pietro ci dice che tutti noi siamo discepoli di Gesù Cristo solidali alla sua Pasqua. Tutti noi a cominciare dal nostro battesimo siamo chiamati a vivere il suo mistero di morte e risurrezione, siamo chiamati a fare insieme a Lui il suo stesso passaggio dalla morte causata dall’antico peccato alla vita nuova. Allora tutti noi con Lui e in Lui siamo il suo corpo e quindi siamo la presenza di Dio in mezzo agli uomini, siamo il tempio del Signore, siamo la Chiesa del Signore. La chiesa si costituisce come tale attorno alla “pietra viva” che è Cristo e si edifica in comunità di fede simile a un tempio fatto di “pietre vive”.
All’interno di questo “edificio spirituale” noi battezzati offriamo “sacrifici spirituali”, cioè attraverso lo Spirito Santo che il Risorto invia alla sua chiesa, perché la illumini, la consoli e la sostenga.
Il simbolismo del tempio ripreso da San Paolo che scrive agli Efesini, può idealmente essere come un commento al brano dell’Apostolo Pietro: «voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei Santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Gesù Cristo. In Lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore, in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello spirito (2,19-22)». Solo così attingiamo alla presenza di Dio, solo così Dio può essere prossimo a noi o addirittura stare con noi e in noi. Noi diventiamo la casa di Dio se ci cristifichiamo, se diventiamo un tutt’uno con Cristo Gesù. La chiesa in realtà non è semplicemente un complesso di colonne, di navate, di volte, di timpani ecc. la chiesa è piuttosto una comunità di persone che insieme costituiscono il corpo ancora vivente di Gesù Cristo. La chiesa non è il luogo in cui in questo momento ci ritroviamo a pregare insieme, la chiesa siamo noi e per essere veramente chiesa noi dobbiamo qui convenire e qui aggregarci, qui stare insieme nel nome di Gesù Cristo, convertendoci rispetto a ciò che eravamo prima. Non possiamo essere qui a costruire insieme, a cementare insieme per fare la chiesa di Gesù Cristo se rimaniamo come eravamo prima.
Chiediamo alla Santa Madre di Dio, l’Immacolata sempre Vergine Maria e a San Cataldo, nostro patrono, di rimanere saldi nella fede e di essere testimoni della santità di Dio che abita in questo santo tempio che siamo noi.